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Disoccupati hanno lavorato nel PO Mercatino
Di Giovanni Pellegri
I programma
occupazionale (PO) "Mercatino" ha lo scopertine/copo di tentare il reinserimento
nel mondo del lavoro di disoccupati che costituiscono la fascia sempre più
evidente e preoccupante della nostra povertà. Il progetto di Caritas
Ticino è il tentativo di risposta ai bisogni di quelle persone per le
quali la mancanza di un posto di lavoro è un elemento determinante nel
processo di emarginazione. Sempre più gravi sono le conseguenze sociali
dell'esclusione dal mondo del lavoro soprattutto per quel gruppo di disoccupati
che, ritenuti "difficilmente collocabili" finiscono, in numero sempre
più grande, in assistenza.
L'obiettivo del PO è il reinserimento nel mercato del lavoro. Un disoccupato
costa molto meno alla collettività quando partecipa ad un programma occupazionale
che tenta di reinserirlo, rispetto a chi è scartato a priori e costretto
all'inattività, anche quando ha un potenziale da esprimere.
L'utente, partecipando al PO, potrà riscopertine/coprire il valore delle sue capacità
lavorative, solo se gli verrà proposta un'attività credibile,
con una produttività e un utilità visibili, non palliativi inutili.
Per questo motivo siamo convinti che la ricerca di attività che permettano
di guadagnare, pur non facendo concorrenza al mercato svizzero, resta un punto
centrale per la credibilità del lavoro offerto ai disoccupati.
Tutte le attività create non hanno quindi un carattere "occupazionale
assistenziale" ma propongono condizioni e ritmi di lavoro normali al fine
di far vivere situazioni abituali di lavoro che facilitino il futuro reinserimento.
Due dati sono la testimonianza di quanto detto: 25.6% di reinserimento lavorativo
e quasi un milione e mezzo di ricavi dalle attività senza far concorrenza
a nessuno.
IL PROGRAMMA OCCUPAZIONALE NON È UN PARCHEGGIO
Nello sviluppo delle nostre attività secondo i parametri presentati,
desta particolare preoccupazione la linea di tendenza della nuova legge che
tende a non considerare più i programmi occupazionali come "veri"
posti di lavoro, snaturandoli nella loro caratteristica principale di fase attiva
e pedagogica. Il rischio è quello che i PO si riducano a parcheggio in
attesa di posti di lavoro che dovrebbero piovere dal cielo.
La tendenza che si sta profilando è quella di non ritenere importanti
certi parametri essenziali che abitualmente definiscono le attività lavorative
normali (produzione, salario, attività, assicurazioni). La decisione
prospettata di calcolare i salari all'interno dei PO non in funzione dal lavoro
svolto dall'utente, ma dall'ammontare dell'indennità di disoccupazione
che l'assicurato percepiva prima di entrare nel PO, è un segnale eloquente
del desiderio di snaturare il PO. La retribuzione ottenuta dal lavoro svolto
in un PO diventerebbe così un sussidio assistenziale e non un salario
giustamente guadagnato. Nella stessa direzione va la decisione già entrata
in vigore di non riconoscere il periodo lavorativo svolto nel PO come periodo
utile per la riapertura di un nuovo periodo quadro o quella prospettata di togliere
la gestione dei salari al PO per passarla alla cassa disoccupazione.
L'errore sta nel considerare il PO come un periodo di "non occupazione"
con tutte le caratteristiche della disoccupazione e di conseguenza l'assenza
di quegli incentivi che determinano il successo di questa misura. Caritas Ticino
contesta questa posizione perché non è efficace proprio in ordine
al primo obiettivo del PO: il reinserimento.
Il PO che da quasi 10 anni portiamo avanti domanda invece un'organizzazione
e un modello di tipo imprenditoriali credibili prima di tutto per gli utenti.
Esso sarà capace di reinserire veramente disoccupati nel mondo dei lavoro
e di creare attività capaci di integrarsi nel mercato del lavoro, solo
se gli assegneremo un riconoscimento lavorativo comparabile ad un'attività
lavorativa normale.
Ci auguriamo che il nostro sforzo per la creazione di nuove nicchie lavorative
e di centinaia di posti di lavoro temporanei, non siano resi vani da decisioni
tecniche generali che tolgono ai programmi occupazionali una parte della loro
funzione attiva specifica.
CHI È L'UTENTE DEL PROGRAMMA OCCUPAZIONALE DI
CARITAS TICINO
Gli utenti del programma di Caritas Ticino, di regola, sono persone ritenute
"difficilmente collocabili" a causa dell'età, della formazione
e dì difficoltà di diversa natura che rendono obiettivamente difficile
il reinserimento professionale. Il 53% degli utenti è ritenuto "generico"
cioè senza una formazione specifica. Il restante 47% possiede una formazione
professionale.
Le più rappresentate nel 1996 erano: meccanico/carrozziere (35 utenti),
impiegato dì commercio (26), elettricista/ elettrotecnico (15), venditore
(12), disegnatore (8), autista (8), cameriere (6), tipografo (6), tappezziere/decoratore
(5), sarto/stilista (5), operaio diplomato (5).
Il 40.3% degli utenti era di nazionalità svizzera, mentre il 59.7% era
di nazionalità straniera. A livello cantonale la percentuale degli stranieri
disoccupati nel mese di dicembre 1996 era dei 53,3%. La più alta percentuale
di stranieri impiegati nel PO è conseguente alle caratteristiche del
programma che mira ad assumere operai senza una formazione specifica.
È possibile tracciare un identikit di coloro che ritrovano un lavoro?
Innanzitutto bisogna dire che la nazionalità ed il sesso non sono parametri
capaci di influenzare il reinserimento professionale degli utenti del nostro
PO.
La formazione e l'età sono invece due parametri che influiscono il reinserimento
professionale. Sono evidentemente i più giovani o le persone con una
formazione a ritrovare con più facilità il lavoro. Il miglior
tasso di reinserimento lo troviamo nella fascia di età tra i 20 e i 29
anni. Infatti sebbene gli utenti con meno di 30 anni rappresentino il 23% all'interno
del PO, quelli della stessa fascia di età che hanno ritrovato lavoro
corrispondono al 39%. Il discorso è opposto per le fasce di età
superiori ai 50 anni (22% degli utenti del PO), per le quali il tasso di reinserimento
è solo del 8%. Allo stesso modo gli utenti con formazione sono facilitati
nel reinserimento professionale alla fine del PO. Gli utenti con una formazione
che hanno ritrovato lavoro sono il 55%, mentre all'interno del PO questi rappresentano
solo il 47%.
UN PRGRAMMA, 1153 PERSONE
Il PO "Mercatino" esiste dal 1988 e da allora ha visto passare 1153
persone, reinserendone, tra coloro che l'hanno ultimato nel corso di questi
9 anni, il 36% (260 persone). Il tasso di reinserimento nel mondo del lavoro
degli utenti del nostro programma ha raggiunto nel 1996, nonostante la situazione
generale critica, il 25.6% di coloro che l'hanno ultimato. Questi dati dimostrano
l'utilità e la necessità di tentare il tutto per tutto per cercare
di reinserire anche chi ha più difficoltà. La percentuale di utenti
che ha trovato lavoro durante o alla fine del programma occupazionale è
in costante diminuzione nel corso degli ultimi anni (31% nel 1994, 28% nel 1995,
25.6% nel 1996). Tenuto conto dell'utenza particolare (53% di generici) e della
situazione occupazionale critica del Cantone, la percentuale di reinserimento
ottenuta nel 1996 è un dato estremamente positivo.
Il programma, nel 1996 ha visto passare 382 persone, nel '97 si può prevedere
che verranno inserite nel progetto 450 persone. Il programma è quindi
in continua evoluzione ed espansione da ormai 9 anni, riflettendo l'evoluzione
dei tassi di disoccupazione cantonali.