1153 Disoccupati hanno lavorato nel PO Mercatino

Di Giovanni Pellegri



I programma occupazionale (PO) "Mercatino" ha lo scopertine/copo di tentare il reinserimento nel mondo del lavoro di disoccupati che costituiscono la fascia sempre più evidente e preoccupante della nostra povertà. Il progetto di Caritas Ticino è il tentativo di risposta ai bisogni di quelle persone per le quali la mancanza di un posto di lavoro è un elemento determinante nel processo di emarginazione. Sempre più gravi sono le conseguenze sociali dell'esclusione dal mondo del lavoro soprattutto per quel gruppo di disoccupati che, ritenuti "difficilmente collocabili" finiscono, in numero sempre più grande, in assistenza.

L'obiettivo del PO è il reinserimento nel mercato del lavoro. Un disoccupato costa molto meno alla collettività quando partecipa ad un programma occupazionale che tenta di reinserirlo, rispetto a chi è scartato a priori e costretto all'inattività, anche quando ha un potenziale da esprimere.

L'utente, partecipando al PO, potrà riscopertine/coprire il valore delle sue capacità lavorative, solo se gli verrà proposta un'attività credibile, con una produttività e un utilità visibili, non palliativi inutili. Per questo motivo siamo convinti che la ricerca di attività che permettano di guadagnare, pur non facendo concorrenza al mercato svizzero, resta un punto centrale per la credibilità del lavoro offerto ai disoccupati.

Tutte le attività create non hanno quindi un carattere "occupazionale assistenziale" ma propongono condizioni e ritmi di lavoro normali al fine di far vivere situazioni abituali di lavoro che facilitino il futuro reinserimento. Due dati sono la testimonianza di quanto detto: 25.6% di reinserimento lavorativo e quasi un milione e mezzo di ricavi dalle attività senza far concorrenza a nessuno.


IL PROGRAMMA OCCUPAZIONALE NON È UN PARCHEGGIO

Nello sviluppo delle nostre attività secondo i parametri presentati, desta particolare preoccupazione la linea di tendenza della nuova legge che tende a non considerare più i programmi occupazionali come "veri" posti di lavoro, snaturandoli nella loro caratteristica principale di fase attiva e pedagogica. Il rischio è quello che i PO si riducano a parcheggio in attesa di posti di lavoro che dovrebbero piovere dal cielo.

La tendenza che si sta profilando è quella di non ritenere importanti certi parametri essenziali che abitualmente definiscono le attività lavorative normali (produzione, salario, attività, assicurazioni). La decisione prospettata di calcolare i salari all'interno dei PO non in funzione dal lavoro svolto dall'utente, ma dall'ammontare dell'indennità di disoccupazione che l'assicurato percepiva prima di entrare nel PO, è un segnale eloquente del desiderio di snaturare il PO. La retribuzione ottenuta dal lavoro svolto in un PO diventerebbe così un sussidio assistenziale e non un salario giustamente guadagnato. Nella stessa direzione va la decisione già entrata in vigore di non riconoscere il periodo lavorativo svolto nel PO come periodo utile per la riapertura di un nuovo periodo quadro o quella prospettata di togliere la gestione dei salari al PO per passarla alla cassa disoccupazione.

L'errore sta nel considerare il PO come un periodo di "non occupazione" con tutte le caratteristiche della disoccupazione e di conseguenza l'assenza di quegli incentivi che determinano il successo di questa misura. Caritas Ticino contesta questa posizione perché non è efficace proprio in ordine al primo obiettivo del PO: il reinserimento.

Il PO che da quasi 10 anni portiamo avanti domanda invece un'organizzazione e un modello di tipo imprenditoriali credibili prima di tutto per gli utenti. Esso sarà capace di reinserire veramente disoccupati nel mondo dei lavoro e di creare attività capaci di integrarsi nel mercato del lavoro, solo se gli assegneremo un riconoscimento lavorativo comparabile ad un'attività lavorativa normale.

Ci auguriamo che il nostro sforzo per la creazione di nuove nicchie lavorative e di centinaia di posti di lavoro temporanei, non siano resi vani da decisioni tecniche generali che tolgono ai programmi occupazionali una parte della loro funzione attiva specifica.


CHI È L'UTENTE DEL PROGRAMMA OCCUPAZIONALE DI CARITAS TICINO

Gli utenti del programma di Caritas Ticino, di regola, sono persone ritenute "difficilmente collocabili" a causa dell'età, della formazione e dì difficoltà di diversa natura che rendono obiettivamente difficile il reinserimento professionale. Il 53% degli utenti è ritenuto "generico" cioè senza una formazione specifica. Il restante 47% possiede una formazione professionale.

Le più rappresentate nel 1996 erano: meccanico/carrozziere (35 utenti), impiegato dì commercio (26), elettricista/ elettrotecnico (15), venditore (12), disegnatore (8), autista (8), cameriere (6), tipografo (6), tappezziere/decoratore (5), sarto/stilista (5), operaio diplomato (5).

Il 40.3% degli utenti era di nazionalità svizzera, mentre il 59.7% era di nazionalità straniera. A livello cantonale la percentuale degli stranieri disoccupati nel mese di dicembre 1996 era dei 53,3%. La più alta percentuale di stranieri impiegati nel PO è conseguente alle caratteristiche del programma che mira ad assumere operai senza una formazione specifica.

È possibile tracciare un identikit di coloro che ritrovano un lavoro? Innanzitutto bisogna dire che la nazionalità ed il sesso non sono parametri capaci di influenzare il reinserimento professionale degli utenti del nostro PO.

La formazione e l'età sono invece due parametri che influiscono il reinserimento professionale. Sono evidentemente i più giovani o le persone con una formazione a ritrovare con più facilità il lavoro. Il miglior tasso di reinserimento lo troviamo nella fascia di età tra i 20 e i 29 anni. Infatti sebbene gli utenti con meno di 30 anni rappresentino il 23% all'interno del PO, quelli della stessa fascia di età che hanno ritrovato lavoro corrispondono al 39%. Il discorso è opposto per le fasce di età superiori ai 50 anni (22% degli utenti del PO), per le quali il tasso di reinserimento è solo del 8%. Allo stesso modo gli utenti con formazione sono facilitati nel reinserimento professionale alla fine del PO. Gli utenti con una formazione che hanno ritrovato lavoro sono il 55%, mentre all'interno del PO questi rappresentano solo il 47%.


UN PRGRAMMA, 1153 PERSONE

Il PO "Mercatino" esiste dal 1988 e da allora ha visto passare 1153 persone, reinserendone, tra coloro che l'hanno ultimato nel corso di questi 9 anni, il 36% (260 persone). Il tasso di reinserimento nel mondo del lavoro degli utenti del nostro programma ha raggiunto nel 1996, nonostante la situazione generale critica, il 25.6% di coloro che l'hanno ultimato. Questi dati dimostrano l'utilità e la necessità di tentare il tutto per tutto per cercare di reinserire anche chi ha più difficoltà. La percentuale di utenti che ha trovato lavoro durante o alla fine del programma occupazionale è in costante diminuzione nel corso degli ultimi anni (31% nel 1994, 28% nel 1995, 25.6% nel 1996). Tenuto conto dell'utenza particolare (53% di generici) e della situazione occupazionale critica del Cantone, la percentuale di reinserimento ottenuta nel 1996 è un dato estremamente positivo.

Il programma, nel 1996 ha visto passare 382 persone, nel '97 si può prevedere che verranno inserite nel progetto 450 persone. Il programma è quindi in continua evoluzione ed espansione da ormai 9 anni, riflettendo l'evoluzione dei tassi di disoccupazione cantonali.